Aldo Buzzetti
Presidente della Cassa Edile di Roma e Provincia dal 14 gennaio 1980 al 28 marzo 1996
La sua lunga presidenza dall’80 al ‘96 ha rappresentato una cabina privilegiata dalla quale ha avuto modo di osservare la continua evoluzione di un settore, quello dell’edilizia, di per se non statico. La sua presidenza ha tra l’altro celebrato un traguardo importante quale il trentennale. Cosa le piace ricordare degli anni ‘80?
R. Negli anni anni ‘80 prende avvio una nuova stagione, ricordo bene quando il Presidente di ACER di allora mi chiamò e mi chiese di assumere la presidenza della Cassa Edile.
Era il 1980 e cambiava non solo il Presidente, ma questo avvicendamento coincideva anche con l’uscita del Direttore. Una situazione insostenibile che tra l’altro coincideva con un momento particolare sia dal punto di vista del mercato delle costruzioni che da quello della gestione della Cassa Edile e della sua funzione. Innanzitutto si trattava di risollevare la Cassa dal punto di vista finanziario. Mancava un sistema di verifica delle quote e molte risorse andavano perdute, con il risultato che si finiva per offrire poche prestazioni.
Compito della Cassa era ed è quello di assistere e, possibilmente, contribuire alla crescita dei lavoratori e delle loro famiglie. Il settore delle costruzioni ha da sempre trovato nel lavoro la sua forza. E le Casse sono nate proprio per legare i lavoratori ad un settore tradizionalmente e strutturalmente caratterizzato da una forte mobilità della mano d’opera, sia territoriale che occupazionale. L’alto profilo professionale e la grande esperienza del nuovo Direttore, Dottor Clemente Guzzardi, consentì di rimettere in asse la Cassa, innovando il modello organizzativo, investendo in tecnologie e in nuove figure professionali.
In qualche modo la nuova gestione portò ad una nuova stagione. Soprattutto puntammo su due fattori che si rivelarono vincenti e che, alla fine, consentirono di disporre di flussi di risorse crescenti e di sviluppare un programma di prestazioni di qualità e sempre più ampia. Il primo fattore fu la scelta di investire in un sistema informatico per la raccolta e la sistematizzazione dei dati, un vero sistema gestionale delle informazioni che si andò sviluppando ed aggiornando negli anni. Questo sistema consentì di tener sotto controllo l’attività delle imprese e le relative contribuzioni, recuperando flussi finanziari rilevanti. Il secondo fattore fu la scelta di cambiare l’Istituto Finanziario che svolgeva compiti di tesoreria, aprendo una vera e propria gara tra più banche che consentì di concordare rendimenti molto più elevati che arrivarono anche a superare il 15%. Ciò permise di sviluppare notevolmente le prestazioni assistenziali, sia quelle ordinarie che quelle straordinarie. Progressivamente la Cassa assunse una funzione centrale nel sistema delle costruzioni divenendo il riferimento per decine di migliaia di persone, per i lavoratori e le loro famiglie.
La Cassa sviluppò una molteplicità di attività. Da un lato, grazie al sistema informativo sempre più efficiente, permise una tempestività nell’espletamento delle funzioni ordinarie e nell’erogazione dei contributi. Dall’altro aumentò l’offerta di servizi assistenziali, mettendo a disposizione risorse importanti per l’assistenza medica e sanitaria fino a sostenere la crescita professionale e culturale dei giovani attraverso numerose borse di studio che premiavano i ragazzi più meritevoli, a diversi livelli scolastici. Mi piace sottolineare questo tipo di prestazione e la manifestazione con la quale venivano premiati i vincitori, Soggiorni estivi per lavoratori organizzati dalla Cassa Edile perché con il passare degli anni e anche dopo la mia presidenza, questo evento assunse una rilevanza straordinaria. Quando al palazzo dei Congressi a dicembre organizzavamo la manifestazione delle borse di studio vi partecipavano migliaia di persone. Ad ogni edizione erano presenti le maggiori cariche istituzionali
della città e della provincia. La manifestazione era il momento in cui la città, in qualche modo, riconosceva il ruolo della Cassa e di riflesso delle costruzioni
come segmento produttivo di primo piano dell’economia e dello sviluppo sociale.
Presidente, è rimasta proverbiale la sua capacità di contrattazione, è mitica la maratona lunga 35 ore con la controparte sindacale. Cosa resta come patrimonio di quell’impegno?
R. L’evoluzione della contrattazione sindacale. La Cassa Edile è un istituto nato dalla contrattazione. Il nostro modello di gestione delle parti sociali di istituti come la Cassa, che rispondono ad un’esigenza reale, è oggi riconosciuto come un’esperienza da prendere ad esempio. In realtà si è trattato di un percorso che aveva a cuore un buon funzionamento del sistema produttivo e soprattutto che aveva la consapevolezza che fosse il lavoro e quindi i lavoratori la risorsa più importante del settore. Questa condivisione ha fatto sì che intorno alle Casse Edili e al sistema paritetico, composto anche dalla scuola edile e dal CTP, che tra l’altro contribuii anch’io a far nascere a Roma nella prima metà degli anni ‘80, si sviluppasse una metodologia di collaborazione che ha favorito il dialogo tra l’associazione imprenditoriale e i sindacati dei lavoratori, migliorando sicuramente i rapporti e favorendo contrattazioni meno traumatiche. La lunga maratona del contratto del 1974, 35 ore consecutive di trattativa estenuante, ha finito così per essere un ricordo. Quell’esperienza comunque fu importante perché fece giustizia di sperequazioni inaccettabili.
Nel corso degli anni la contrattazione ha consentito di migliorare le condizioni dei lavoratori e anche di avvicinare progressivamente le condizioni degli edili a quelli di altri settori industriali. Un percorso che tuttavia sconta ancora divari in tema di struttura del costo del lavoro, con oneri sociali elevati che incidono sul reddito reale dei lavoratori e penalizza le imprese di costruzioni. Viceversa ritengo assai importante che sempre più le parti sociali siano attente a sostenere un sistema di relazioni volto a combattere il lavoro nero ed a utilizzare tutti quegli strumenti, come il sistema bilaterale, che possano fidelizzare i lavoratori, salvaguardare competenze, dare certezza e continuità contributiva, garantire non soltanto la continuità del lavoro ma offrire loro prospettive e sicurezza.