Conferenza stampa – 4° Rapporto annuale – 8 maggio 2013

Un anno orribile, il 2012, per le costruzioni romane, in crisi per l’undicesimo semestre consecutivo. I numeri sono da brivido, a rivelarli è il 4° Rapporto annuale della Cassa edile di Roma e provincia, presentato questa mattina nella Capitale, presso il parlamentino dell’Inail, dal Presidente della Cassa Edoardo Bianchie dalla Vice Presidente Anna Pallotta, coordinatidal Direttore Alberto Massara. Alla presentazione è intervenuto anche Salvatore Bosco, Vice Presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro che quest’anno ha patrocinato lo studio dell’ente bilaterale.

 Negativi tutti gli indicatori del comparto: giù imprese e lavoratori iscritti alla Cassa, che chiudono il 2012, rispettivamente, a -7,5 e -11 per cento, mentre le ore lavorate diminuiscono del 17%. Ancora più pesante il tonfo per le nuove iscrizioni, che per le aziende scendono del 13,5% e per i lavoratori del 20%. Tutt’altro che rosee le previsioni per il 2013, neanche quest’anno il comparto, ormai allo stremo, aggancerà la ripresa.

  Lo studio della Cassa suona per l’edilizia della Capitale, un tempo volano anticiclico dell’economia, come un bollettino di guerra: nel 2008, primo anno di recessione, le imprese iscritte erano 11.448 ed i lavoratori attivi 63.321a fine 2012 le prime arrivano ad attestarsi intorno ad appena 9.000, mentre i lavoratori poco al di sopra dei 43.500.

  Un periodo di crisi così lungo, mai verificatosi dal dopoguerra ad oggi, sta trasfigurando il settore, modificandone in profondità dinamiche di mercato, tessuto produttivo e lavoratori, sotto il profilo professionale e socio-demografico. Le imprese si fanno più piccole ma meno precarie, composte per il 76,7% da ditte con un massimo di 5 dipendenti,  prevalentemente costituite in Srlpari al 62,7% del totale delle aziende,perlopiù italiane. Sul campo restano soprattutto le ditte individuali (passate in percentuale dal 27,9 del 2008 al 23,9 del 2012, che per le imprese straniere equivale al 52% circa) o le strutture societarie deboli come le Sas e le Snc. Ma imprese più piccole vuol dire anche lavori di minore dimensione, ovvero una “vocazione” sempre più marcata all’attività per conto terzi e in particolare al subappalto. La crisi colpisce soprattutto le aziende che operano nel mercato dell’edilizia abitativa (passate da 2.621 del 2011 a 1.586 del 2012)ma risultano in calo, sebbene tengano meglio, anche il mercato della manutenzione (che nell’ultimo anno perde 640 imprese), l’edilizia non abitativa (283 imprese in menoe persino il settore impiantistico ed energetico (-285 imprese),in crescita costante, nonostante la recessione, fino al 2011. Segno evidente di come anche gli incentivi per la riqualificazione rivolti a famiglie e privati risultino ormai inefficaci a tenere vivo il mercato. Per i lavori pubblici, letti attraverso la lente del documento unico di regolarità contributiva (DURC), necessario alle imprese per operare, la Cassa rileva infine un taglio netto del 16,6% per quanto riguarda le gare di appalto.

  Le ripercussioni sul lavoro sono da emergenza sociale: l’edilizia di Roma e provincia negli ultimi quattro anni ha perso ben 20.000 posti di lavoro, di cui 6.000 soltanto nell’ultimo anno. Un vero e proprio esodo occupazionale che sta cambiando la composizione della forza lavoro e la sua distribuzione residenziale, cioè la capacita competitiva del comparto.

  Sono giovani, single, ma anche poco qualificati i lavoratori più colpiti dalla recessione, la quale, dopo aver dato l’impressione di incidere maggiormente sulla mano d’opera immigrata, risulta pesare in egual misura su italiani e stranieri. Elevato il turnover, sintomo dell’intenso processo di destrutturazione del settore. Il ridimensionamento occupazionale è particolarmente acuto tra gli operai comuni (-44% solo nell’ultimo anno), soprattutto manovali con mansioni generiche, e tra gli apprendisti: i due profili, insieme, nel 2008 rappresentavano il 58% della forza lavoro. Soffrono meno gli operai di livello superiore, soprattutto lavoratori specializzati. Evidentemente, le aziende preferiscono salvaguardare competenze e professionalità, orientando i tagli sul personale comune e più giovane. Ciò determina però un innalzamento dell’età media dei lavoratori, ovvero un invecchiamento della forza lavoro, soprattutto per gli italiani, che arrivano a sfiorare i 44 anni, ma anche per gli stranieri, che per la prima volta nel 2012 superano la soglia dei 36 anni. Ad accusare di più il ridimensionamento occupazionale è la provincia di Roma, bacino di maggiore concentrazione dei lavoratori stranieri, che dall’inizio della crisi al 2012 registra la fuoriuscita dal mercato di quasi 11mila lavoratori, mentre la Capitale ne ha persi 7000. In controtendenza i lavoratori residenti fuori dalla provincia di Roma, spesso appartenenti a squadre di cottimisti impiegati per lavorazioni specializzate, che seppure diminuiscono in assoluto crescono in termini percentuali dal 21,2% al 23,2%.

  “La Cassa edile rappresenta un modello di relazioni industriali e di confronto tra le parti sociali anche quando il sistema contrattuale è ostacolato dalle difficoltà economiche.” – dichiarano il Presidente della Casa edile di Roma, Edoardo Bianchi, e la Vice Presidente Anna Pallotta – “Nella fattispecie la Cassa di Roma e provincia costituisce un osservatorio privilegiato delle dinamiche produttive ed occupazionali del comparto ed una leva efficace per la loro regolazione. Ne sono due esempi lampanti, la regolarità contributiva delle imprese, misurata attraverso la percentuale dei Durc regolari emessi dall’ente, che si mantiene stabile nonostante la pesante recessione, e la forte contrazione della formula contrattuale del part-time, che in edilizia cela forme di evasione contributiva”.

  Nel 2008 le imprese che facevano ricorso al part-time rappresentavano quasi il 60%, mentre nel 2012, anche grazie all’impegno dell’ente e delle parti sociali, si attestano appena al 19%. Allo stesso modo, leanomalie legate a ferie e permessi rispetto a quanto previsto dalla contrattazione,checoinvolgevano il 45% dei lavoratori, sono scese alla soglia del 31%. Stabile dal 2010 all’84 per cento la regolarità contributiva delle imprese.

  Roma, 8 maggio 2013

 

UFFICIO STAMPA:

Ilenia Di Dio 
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